A strina
La tradizione vuole che la mattina del 31 dicembre,i ragazzi intorno ai dieci anni vadano per le case a chiedere a “strina”; questo è il primo augurio della fine e del principio dell’anno che i savellesi ricevono. La sera è la volta dei giovani e degli adulti i quali vanno anch’essi per le case a fare gli auguri cantando la “strina”. Così, per tutta la notte, si sente per il paese cantare e suonare.
E Cari Signori, ve simu venuti, |
Cari signori vi siamo arrivati, e per mille volte siate i ben trovati. E un mazzo di garofani fioriti, e più del mosto a voi profuma il fiato. E quanti fiorellini fanno le nocciole e tanti anni campino padre,mamma e figli. E quanto fiorellini fanno le ginestre, e tanti anni campino le signorie vostre. E in mezzo a questa casa pende una catena, e che la tua figlia la fai una regina; e in mezzo a questa casa pende un lampione, e che il tuo figlio lo fai cavaliere. E a lungo a lungo fino a Santo Vito , e che Dio guardi questo bel marito; e a lungo a lungo fino a Santa Chiara, e che Dio ti guardi questa bella ragazza. E che tu possa fare tanto grano, quanto ne fanno Cutro e Corigliano; e che tu possa fare tanto vino, quanto è l’acqua che scorre Tacina in giù; e che tu possa fare tanta seta, quanto pesa una ruota di frantoio; e che possiate fare tante buone feste, quante porte e finestre ci sono a Palermo ; e che possiate avere tanti buoni anni, di più dei gomitoli e dei panni di Messina; e tu possa avere tantla contentezza e quanta ne ebbe Maria con Gesù in braccia. E fammi la strenna e falla di denari, e così conviene a voi, cari signori. E Cristo fece la strenna ai discepoli e così la fai a noi e ci vieni apri. E non pensare che noi siamo tanti, e che apri la porta e chiudi le ante. E non pensare che noi siamo assai, perché siamo quei quattro amici tuoi… E sento il rumore del tavolato, e credo che arrivi adesso il buccellato; e sento il rumore del tavolo, e credo che arrivi adesso il bicchierino; e sento il rumore della cassettella, e credo che arrivi adesso la pasturella; e sento il rumore dell’usignolo, e credo che arrivi adesso il mustazzuolo. E la vedi che viene ora la gran signora, e mi sembra che sia una nobile regina!.. E ad una mano porta una torcia, e all’altra mano la galante strenna. E canta il gallo e scrolla le penne, e lasciamo la santa notte e ce ne andiamo. E compatite se lo spasso è poco e dobbiamo andare a cantare ad altro luogo; e compatite se lo spasso è niente, e dobbiamo andare a cantare ad altra gente… |
tratta da : G.Gentile, Il libro che canta, S. Croce sull’Arno (Pisa), Industria Grafica I.L.C.A., 1993. |
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